giovedì 10 giugno 2010

SOTTOILLIVELLODELMARE

non cè disaccordo nel cielo.ed intanto si ossidavano le nuvole alla nostra destra e la terra ci mancava sotto i piedi mentre tremavamo in silenzio solo guardandoci un po' piu' a lungo tra vetri troppo appannati e ricoperti da gocce cosi spesse che in confronto i nostri occhi non sembravano nemmeno lucidi.speravamo in un pianto liberatorio che pero' davvero liberasse,che non avesse niente di doloroso questa volta.guardare tutto,insomma,con il distacco che gli anni ci hanno veramente concesso.ma comunque non funziona.comunque la mattina dopo la voglia di scappare ci ha di nuovo aperto gli occhi e liberato da sogni o meglio incubi che non ci lasciano stare.hai detto che la tua stanza era morta e mi sono venuti i brividi.
hai detto io ho continuato a vivere mentre li dentro tutto si è fermato.
il nostro passato è troppo recente per parlarne con nostalgia,per guardare foto e ricamarci sopra un'altro tempo che non sia piu' il nostro.
i nostri ricordi sono ancora troppo arroganti.pieni di quella presunzione che sa di fare male.
rovinarsi,e pensare di essere migliori.

e poi gli incontri sbagliati.e scusami ma non me lo aspettavo.scusami ma non so cosa dirti.
certo il punto sono io e non sei tu.ma io questo sole di metà pomeriggio non riesco più a godermelo.mi dici che sembro nervosa.non riesco a rilassarmi ed è vero.
è che speravo in un futuro senza te,ecco.
ridurre tutti i miei sentimenti in poche parole che non ti dico nemmeno troppo bene.ma a cosa servirebbe spiegarmi.a cosa.io vulnerabile proprio non lo voglio essere.preferisco non togliermi nemmeno gli occhiali da sole che se non incrocio il tuo sguardo è anche meglio.
e quanto avrei dato tempo fa per trovarmi in questa situazione tu non puoi capirlo.
e sto consumando una quantità sproporzionata di fazzoletti in questi giorni.ma non per asciugarmi le lacrime o cose drammatiche di questo tipo,è che ho questo raffreddore più o meno da tutto l'inverno e sto imparando a conviverci.ed i miei pensieri sono grossomodo 3.e da altrettanti o forse più anni.che dire.speriamo che passi.e che passino.
e poi le tue foto mi sembrano così tristi.mentre mi mostri la tua vita la tua stanza il tuo cane la tua ragazza e perché no la tua nuova macchina.non so c'è quella luce dei brutti film,quella coltre di nebbia attorno a ogni oggetto a cui tu vuoi bene.ma non te lo dico che va bene lo stesso mentre ascoltiamo musica vomitevole davvero ma questo sole di inizio maggio è bello lo stesso e ci mettiamo e ci togliamo le felpe ritmicamente ogni 5 minuti,ad ogni passaggio di nuvola.
e bello lo sei comunque,bello lo sei nonostante tutto.
e poi semplicemente ci alziamo e le nostre sagome rimangono stampate nell'erba.
certo,la tua un po' di più,mi dici ridendo prima di un bacio veloce sulla spalla.
e che dire.novembre ci ha davvero portato via con se.
e meno male.

IL SONNO è PUR SEMPRE SACRO

perlomeno il tuo.sacro e indisturbato.
mentre le angosce di tutti gli altri si mescolano con l'alba tu dormi.e meno male.
poi la primavera ha fatto un passo indietro,si è pentita della sua entrata scontata e ha deciso di tornare chissà quando.
intanto ti aspetto,e mi aspetto anche di incappare in qualcosa di nuovo,di inciamparci contro mentre sono distratta.
e mi hai detto tramite cristalli liquidi che non farai in tempo.e io come sempre ho finto di non rimanerci male.ma forse in fin dei conti non può che fare bene.a me a te a lei a tutti.
è che gli errori più stupidi sono quelli che si ripetono più spesso.
è inevitabile.
sbattere sempre contro agli stessi spigoli anche se potresti dirlo ad occhi chiusi dove si trovano.
e il tempo è relativo.mi hai sussurrato all'orecchio.e chissà cosa volevi dire.se intendevi le 2 3 o 4 settimane che ci dividono o tutto il resto.



mercoledì 19 maggio 2010

Non facciamone una questione di stato

Certo.il punto è questo.che i problemi sono sempre abbastanza relativi.
Ho una voglia di vederti sproporzionata rispetto al rapporto che abbiamo.
Ovvero nessuno.Ma poco importa.
Con la suola delle scarpe incollata al pavimento cercavo di destreggiarmi tra cocktail rovesciati senza incrociare il tuo sguardo,il che non è stato nemmeno troppo difficile,visto che eri girato dall'altra parte.E sembrava di essere in autunno.E tutte le cose che mi avresti dovuto insegnare,che puoi giurarci quello che vuoi,da sola non le imparerò mai.
Poi questa mattina le dispute in autobus.
é inevitabile che i controllori puntino dritto verso chi si è appena svegliato,o chi ha 300 cose in mano e altrettante persone che lo dividono dall'obliteratrice,o chi come me semplicemente non compre un biglietto da anni.Evabbè Milano è Milano.
E le giornate in genere iniziano male e finiscono peggio.
é un po' che non riesco tanto bene a scrivere.Ma almeno è spuntato il sole,ed è pur sempre maggio,e qualcuno diceva che maggio è il periodo migliore,sembra quasi che tutto debba ancora incominciare.
Ma poi di nuovo ho pensato a te e sono diventata triste.

"Con la tua sigaretta sempre all'angolo della bocca.
Non ti cade solo la cenere ma anche tutto il resto.
E raccoglimi col cucchiaino.Ti prego rimettimi insieme dopo queste 24 ore che da sola non ce la faccio.
Ed è già notte in pochi minuti.Già lunedì in poche ore.
E io di raccontarti la mia vita non ne ho voglia.
E ancora meno di ascoltare la tua.
Ed i tuoi muri tutti dipinti con l emani delle tue idee,delle tue convinzioni.e i tuoi amici che respirano a stento dietro metallo spesso,e devono dormire con la luce accesa,mi dici.E sono botte sulla faccia e soprattutto sull'orgoglio.Mi dici l'unica cosa che cresce è la mia rabbia.
Ed io ancora qui a preoccuparmi del colore dei tuoi occhi,e del fatto che restino soprattutto sempre aperti.
Una merda.Così mi hai detto,ti contorcevi le mani,lo stomaco la vita e io ho avuto voglia di piangere.
E gli alberi intagliati ricamati scolpiti nella nebbia tutti uguali.sembrao scheletri,mi sussurravi col filo di voce che ti rimaneva dopo aver strillato tanto.E l'umidità già stabile nelle mie ossa e nei miei occhi e quando cammino ti cerco sempre anche se so di non poterti incrociare.
Ho lo stomaco di pietra,ricoperto di vetro antiproiettile.
E sono così triste per te,e non so fare altro.
Non mi piacciono le parole biascicate al buio.
Non mi piace la tua voce nemmeno nel sussurro.
Ma dov'è finita la poesia?
Spero fosse una domanda retorica.
Ho rincorso sulla strada il rumore dei tuoi passi mi sono detta inseguilo,chiedigli scusa,ma le mie gambe non si sono mosse.Mi manca il non averti ma in maniera diversa.
Ho masticato,finalmente,la mia adolescenza.
Le mie foto migliori dei miei anni peggiori.
E mi hai detto tu sei strana.Ti ho risposto certo è vero.E mi veniva da piangere mentre mi abbracciavi perchè non provavo niente,ma tu devi avere evidentemente travisato il messaggio.
E la tua vita tutta chiusa su quella statale nebbiosa.
Mi hai detto io la nebbia non la vedo neanche più e negli occhi avevi tutto,proprio tutto tranne la vita.
E al ristorante poche ore dopo ho preso la posata sbagliata e tu mi hai sorriso.
E cercavo di convincermi che tutto questo sia almeno lontanamente gradevole o perlomeno utile.Ricordami che non ne ho motivo,ricordamelo sempre.
Nella mia testa sta diventando autunno".

E più o meno tutto è finito così.




venerdì 30 aprile 2010

M.A.L.E.D.E.T.T.A PRIMAVERA

davvero non stai per piangere?
mi arrivano ondate di sconforto ogni volta che provo a ricordarmi di te.a stento nel buio ho recuperato giusto l'indispensabile prima di andare via ad orari improponibili che non vivo da anni tipo le otto del mattino.
e intanto succede di tutto,tipo eruzioni vulcaniche,terremoti che sconvolgono la Cina o l'arresto di di Giovanni Tegano tra applausi e lacrime,ma tu dal tuo letto non ti accorgi di niente.
e comunque nemmeno io,che a stento ricordo che giorno è.
l'unica cosa certa è che è primavera,e che tra poco saremo di nuovo da capo,con le ginocchia per terra a cercare nuove case e nuove prospettive.
e sarebbe davvero bello,come dici tu,vivere tutti insieme in una casa grandissima con le finestre di legno bianche e il giardino,sarebbe come essere una famiglia ma scelta da noi.e invece chissà quali città e quali mete turistiche sceglieremo tutti per gli anni prossimi,chissà dove finiremo.
e mi spedisci foto di spiagge sconfinate,dei tuoi piedi minuscoli sulla sabbia bagnata,alimentando la mia voglia di andarmene il più lontano possibile.

lunedì 26 aprile 2010

THE SHIT WE'RE IN

la sera arriva sempre più tardi.tu non arrivi mai.
ci scambiamo pareri sull'insensibilità degli altri,sul fatto che solo noi ci possiamo capire.
e lo sai non è rassicurante.la nostalgia che ho della tua pelle.lo so sono ripetitiva.
e poi oggi c'è stata questa tempesta,un temporale di 10 minuti con fulmini e tutto il resto e io ci stavi proprio in mezzo.ma non ho fatto in tempo nemmeno a schiarirmi le idee.
e lo sai stasera sono triste,e tu non te ne sei nemmeno accorto.provo odio sopra a tutto.e tu non te ne sei neanche accorto.la cosa bella è che finalmente ti rivedrò.
e sta notte ho sognato che il mondo stava per finire,ero a parigi e l'elettricità andava via ogni 5 minuti ma io non avevo paura.poi ho aperto gli occhi e le nostre bocche erano così vicine che non ho resistito.e avevi un raggio di sole che ti illuminava le palpebre.

giovedì 1 aprile 2010

RIPRENDIAMO IN MANO LE RONDINI

ho letto troppo e ora sono triste.
gli strascichi degli altri stasera me li potevo proprio risparmiare.
mi hai detto che ci vuole tempo.
in realtà mi hai detto un sacco di cose ma non ho voluto dare importanza a nessuna.
e mi sono bastati 5 secondi-lunghissimi-
i tuoi occhi color ambra.
le barriere che negli anni ero infine riuscita a innalzare.
lo sai mi manca.la persona che immagino tu possa essere.
che non sei mai stato.
e mi preoccupo per te.
i tuoi messaggi mi arrivano forti e chiari in una domenica mattina di marzo.
e vorrei che stessi bene,sempre.
ma poi ho avuto paura,e ho deciso di lasciarti andare,anche se tu hai sottolineato che non l'ho deciso io.
cosa cambi poi non si sa,ma se ti rassicura va bene così.
mi avevi incluso tra le tue priorità.
mi avevi scelto.
selezionata tra altre.
mi dicevi ora non puoi capire,ma prima o poi capirai.
ecco il fatto è che come sempre le sensazioni buone mi arrivano in ritardo rispetto agli eventi.
non mi rispondi più.
non mi pensi più.
e poi abbiamo ripreso le nostre strade.
e quanto poco mi piace ferire.
preferisco quasi che le pene vengano inflitte a me.
mi hai scritto sui polsi con la tua penna stilografica la data di scadenza.
ed in effetti siamo scaduti da un po' io e te.
e tutti i libri che ti ho regalato e che non hai mai letto.
quella volta che avevo la febbre e ho passato tutto il pomeriggio sul tuo divano a giocare con videogiochi che non vedevo da almeno 10 anni.
e le foto dei tuoi 15 anni che mi mostravi senza ridere.
la neve che quest'anno si è sciolta tardissimo.
e poi la tua voce.
che non riconosco più.
tra un singhiozzo e l'altro mi dici che va tutto di merda.che mi vuoi bene.
non so che fare,ho paura se pingi anche tu.
e i nostri occhi sotto al cielo di luglio.
con il motorino fracassato e le ginocchia rotte.
ridevamo anche così,ridevamo anche con i graffi sulla faccia,perché era pur sempre estate.
lo sai questa notte non ho dormito.
ho pensato a te così tanto da dimenticare tutto il resto.
il rumore della tua voce che si spezza.
il mio respiro pesante.
poi togliendoti la maglietta sono rimasta stupita.
mi hai detto che stare male è una fase di passaggio per stare meglio.mi hai promesso che non mi mancherai per sempre,ma io non ti ho creduto.

mercoledì 17 marzo 2010

E POI.BASTA

e poi e poi e poi.e poi basta.
ero più che altro ossessionata dalle mani.dalle linee disegnate sul palmo e dalla larghezza dei polsi.il fatto che fossero spessi mi faceva come sentire al sicuro.le vene disegnate sul punto in cui la pelle è più sottile.erano una serie di cose alle quali non potevo resistere.e poi.e poi.
e poi non so più cosa provare.cosa pensare.
quasi quasi ci rinuncio.
erano qualcosa che non avrei mai smesso di fissare,oppure toccarne la parte ruvida,le dita,fino alla fine,mi piaceva farlo anche al buio.
e adesso?non ho davvero più risposte.neanche una.
ed era una stoffa sintetica mi graffiava la faccia ho dormito senza cuscino e senza pantaloni.ho sporcato la fodera del divano con il nero che avevo attorno agli occhi.pensavo che almeno così ti saresti ricordato di me.che mi veniva da piangere,ad averti di fianco.
era in fondo il disagio di mille notti come quelle,di svegliarmi e voler andare via.se solo tu sapessi.quanto sono triste.seduti sull'erba fissandoci le ginocchia avrei voluto abbracciarti e invece non ho mosso un dito.
tivogliobene.
tanto meglio.
sentirmi umiliata ogni volta che chiudo gli occhi e certe immagini che mi tornano alla mente.
vorrei andare a casa.vorrei andarci veramente.
e mi sono svegliata e ho quasi pensato di avere sognato tutto ma poi invece le prove c'erano e ti sei anche permesso di farmele notare tutte.
con un sole che era più fuoriluogo di qualsiasi altra cosa ho cominciato a camminare e a sentirmi malissimo.
e tu che nel frattempo mi dici vediamoci credo che adesso possa andare.ipotizzi di parlare in modo civile.
non potrebbe fregarmene di meno.
chiamarmi ogni volta dalla cabina telefonica di un paese diverso.tutti i prefissi che non ho mai visto.non puoi stare fermo.io però sono immobile non so se l'hai notato.e poi in montagna c'è ancora la neve.litigare come a 5 anni per chi sta davanti in macchina.
e raccontarsi cose che fino a poco tempo fa nemmeno mi sognavo.
e le sue mani sempre nella mia testa ma non te lo posso dire.mi piacerebbe smettere.mi piacerebbe smettere.accantonare un sacco di cose e di idee.
non è difficile.basta dire che non te ne frega niente.
ed io che ancora cerco di capire se vedermi ti fa piacere.impediscimi di umiliarmi.
sfruttare almeno tutto questo per trarne qualcosa di buono,l'obiettivo da darmi.l'inverno freddo non vedo l ora che arrivi a riassestarmi l'anima.pensavo fosse tutta colpa tua.e invece no.e invece no.

mercoledì 17 febbraio 2010

credo che ti perdonerò

io sono qui sul mio letto,e intanto camilla si spazzola i capelli nella stanza accanto,
c'è un bel sole,di quelli che a milano sembrano quasi surreali.
ci siamo svegliate tardi ma va bene così.
e in certi momenti le parole sono anche superflue.
ascoltiamo canzoni tristi,ma siamo felici.
sembra quasi che tutto vada bene,che tutto andrà bene.
appena svegli a volte si ha questa sensazione.
come quando a 15 anni dormivo a casa tua tutti i sabati.
era bello svegliarsi e vedere la campagna.
restavamo a letto per ore,a parlare della sera prima,e di come e se lui ti aveva guardato.era un microcosmo interessante,il nostro,avremmo potuto vivere per giorni e giorni solo io e te.
sembrava di avere il mondo in una mano.
e intanto continuiamo a ripetere che abbiamo voglia di andare al mare,di andare a parigi,di andare ovunque,ma poi quando riapriamo gli occhi siamo sempre nella mia stanza,ed è ancora domenica.
ed è un bel momento.
uno di quelli in cui pensi di poter fare tutto.
come quando abitavo lontano e contavo i giorni che mancavano per rivederti.
come quando passeggio a Parigi con mio padre e mi spiega ogni cosa come fosse la prima volta,e ascolto le sue storie,che so a memoria ma che mi piacciono sempre.
come quando mi sveglio troppo presto e tu mi tiri le coperte fin sopra alla testa per farmi dormire ancora un pò.
e se questi momenti non esistessero non saprei che farmene di tutto il resto.
ecco il punto è che bisogna trovare il coraggio,anche se oggi è solo martedì e fuori c'è così poca luce che sembra di essere chiusi in una stanza senza finestre.
sono i gesti,in ogni caso,che mi ingannano sempre.le interpretazioni sbagliate.ricamare per ore sopra a qualcosa che poi non vuol dire niente.
come le tue mani,ad esempio.
ed è inutile ripeterselo,che tanto poi si finisce sempre li.
con la suola delle scarpe inchiodata all'asfalto umido.
"c'était la dolce vita".all'asfalto livido.

lunedì 15 febbraio 2010

memorie d' inverno

sapevo che era il caso si chiederti spiegazioni.solo non mi sembrava il momento.

è che io lo capivo benissimo,come lei potesse piacerti più di me.

nella mia testa non faceva una piega.mi sembravate proprio perfetti insieme.con la vostra bellezza inusuale.riuscivo quasi ad immaginare il vostro primo incontro,e non potevo replicare.non ne sarei stata capace.il dolore che provavo a confronto era niente.

e per una serie di motivi che ora non ti posso spiegare.io lo so.

è una questione di sensibilità che non si possono sovrapporre.

la tua e la mia,intendo.

e che non penso a te quando chiudo gli occhi.e poi la tristezza,profondissima,di queste ultime volte in cui ci siamo visti.sto male per te,per il tuo orgoglio che chissà dov'è finito.mi lascio trasportare solo dalle cose che non hanno importanza.

e il tuo sguardo severo non mi scalfisce nemmeno la superficie dell'anima,non provo pena,e tantomeno sensi di colpa,a passare le notti stringendo mani che con te non hanno niente acchèffare.

lo sai avrei voluto parlarti di me,ma fuori c'era già l'alba.questa alba meccanica che ci ha tappato la bocca all'unisono,e ci ha lasciati liberi solo di stringerci.

che poi lo so che è tutto molto relativo.che è una questione di punti di vista.

ma riesci comunque a farmi un pò male.

e mi dispiace anche che tu mi piaccia così poco.

lo sai stavo per svenire dlla stanchezza.mi tremavano le gambe e avevo il mal di testa dei giorni sbagliati.

in fondo era un giorno sbagliato,e poco altro.

e poi i resti.gli scarafaggi dei miei ricordi.

potere solo ricordare.senza mai costruirci niente.

l'egoismo,legato strettamente all'erotismo.

concetti ormai indissolubili nella mia testa.

quel giorno mi ero svegliata di buon ora.

avevo messo in ordine le mie prospettive.avevo deciso di prenderlo come un nuovo inizio.faceva ancora freddo,ma l'inverno non pareva più così interminabile,sembrava di poterne ancora uscire con una certa dignità.

la mia finestra dava su un'altra finestra,per vedere il cielo,o comunque almeno un rettangolo di cielo,bisognava alzare la testa e guardare in alto,e questo mi metteva un pò di tristezza.

e pi ti trovavo insignificante,ma non avevo il coraggio di dirtelo.

ed ero tristissima,per questo motivo,di una tristezza che aveva i lcolore della rassegnazione.

non si è più liberi nemmeno di fare rumore.e comunque se anche ti prendessi questa libertà non lo sentirebbe nessuno,che il frastuono che viene da fuori sovrasta ogni altra cosa.

ultimamente più che mai, mi hai detto tra un discorso e l'altro ,me ne vorrei andare.


sabato 13 febbraio 2010

ghiacciosulniente

quando non avevi niente da perdere.allora certo.era più facile.ed ora scusami ma stringermi in questo modo,non basta più.quando le stelle erano ancora attaccate al cielo.scusami.davvero.è che non l'ho mai dimenticato.e poi il vento di novembre e l'odore d'erba e le tue mani che mi sembravano enormi mentre mi sentivo bene,mentre provavo a dirtelo,con tutti i miei sorrisi.
scusa ma devo andare via.però tu fai finta che io non ci sia mai stato.il respiro spezzato e l'involontario arrendermi.costretta veramente con le spalle al muro.quella notte d'inverno non la scorderò mai.nevicava e la mia stanza era piena di fumo.ma dove sei?dove cazzo ti permetti di essere?
ma poi non preoccuparti che il tempo passa.sentire parlare di te in modo sfuocato che oggi lo sai compio troppi anni.ma poi dimenticarsi.
che le cose,a non dirsele,si sta meglio.
ignorare,insomma,l'universo.
e poi le tue telefonate in lacrime ad orari che sul mio orologio non esistono neanche.perchè stai male.ed io che mi chiedo cosa ci posso fare.

non lasciarmi da sola,non di nuovo.
che il vento della fine è sempre quello più freddo.
oggi vorrei solo dormire.e lasciarmeli passare tutti sopra.gli eventi.comunque irrilevanti.ti auguro cambiamenti e sconvolgimenti e ho sorriso per un augurio cosi' azzeccato.
nella penombra dei miei pochi pensieri.menomale che ormai è già domani e che fuori è già buio.e non riuscire a spiegarmi cosa sia cambiato.esprimere da anni lo stesso desiderio che evidentemente non si avvera mai.

"Io sento così tanto di voi;/che non sento più altro/che

sentire,/io vedo così tanto di voi,/che non vedo più altro/che

vedere,/così tanto mi corre contro/con dicerie,/che io talvolta

parlo/come uno che dice,/che io talvolta/parlo come uno/che

tace./Io vivo, forte".

E nonostante tutto le scosse migliori che riesco a ricevere in questi giorni.

DARLADIRLADADA

me lo hai mostrato.il futuro che non mi hai mai dato.ed era una cartolina di quelle con i colori modificati.piangevi.miagolavi che io non so dare valore a niente.avrei voluto tirarti pugni su quelle costole sporgenti fino a mozzarti il respiro.condividere con te il mio letto mi provocava attacchi di rabbia.sono innamorata ma non di te.e come la mettiamo.come la mettiamo ora che 15 anni non ce li hai più.le sensibilità che erano gemelle la mia GRAZIE A DIO è cresciuta.non trovavo le parole e non le trovo neanche ora.solo smettere.di lamentarsi.non ti posso augurare altro che questo.proviamo a fare l'amore.nemmeno sotto ricatto.nemmeno con una pistola puntata alle tempie.io in quel posto non ci torno.e vattene anche tu finché sei in tempo.poi da pochi centimetri di distanza ti vedo comunque male.

riconosco poco e sto quasi per gioire.

l'insensatezza del mio agire.e di nuovo con l'arroganza tipica dei ricordi volevo solo ucciderli.quando su uno scoglio la mia paura dell'altezza ti faceva ridere e mi dicevi invece è la cosa più bella mai vista.ma era solo luglio e settembre sembrava ancora lontanissimo.nella tua macchina con i cd dei nostri 16 anni che comunque non si sono mai conosciuti ma si volevano bene.e anche noi.non so come ma anche noi.ed ogni tanto mi capita di pensarti e senza odiarti e questo credo sia bene.se poi anche tutto il resto cominciasse a girare.il mio umore dei più neri.il mio umore dei più neri.e poi questa donna di mezz'età e con gli occhiali sul naso che mi dice signorina dei suoi sentimenti ce ne strafreghiamo.che se ha dei problemi li racconti al suo psicologo.ed io che penso che non sarebbe un'idea così insensata.

e poi i capelli bagnati al sole di giugno e la salita che li il sole restava sempre fino a tardi e raccogliere rusticani a piedi nudi.ma dove sei finita?e dov'è finito tutto il resto.il resto che giuro non sei tu.

non te l'ho mai detto ma credevo fosse come se l'avessi fatto.

gli abbracci sotto all'arco di trionfo.

darla dirladada.darla dirladada.darla dirladada.

e poi ora ho finito le parole.le parole in prima persona.


I SUOI 20 ANNI NON ERANO DECISAMENTE I MIEI.AVEVA QUESTE FOSSETTE CHE QUANDO SORRIDEVA SEMBRAVANO MULINELLI.MULINELLO ERA ANCHE UNA DELLE MIE PAROLE PREFERITE,QUANDO ERO PICCOLO.

E POI RICORDO LE SUE IMPRONTE SULLA SABBIA UMIDA.NON APPOGGIAVA TUTTA LA PIANTA DEL PIEDE,NON SO COME MA RIMANEVA IMPRESSA SOLO LA PARTE ESTERNA.ERA COME SE VOLASSE.ED IO CON I MIEI PASSI GOFFI CHE SCAVAVANO VORTICI NELLA SABBIA LA INSEGUIVO MENTRE SI TOGLIEVA IL PEZZO SOPRA DEL COSTUME E SI TUFFAVA SEMPRE DI TESTA.

DICEVA CHE LA SABBIA NEL COSTUME LE DAVA FASTIDIO,CHE PREFERIVA TOGLIERLO,ED IO NON AVEVO MAI NIENTE IN CONTRARIO.

PENSAVO SOLO CHE ERA TUTTO MIO E CHE ERA UN 'IMMENSITà DI PERSONA DA GESTIRE.E CHE LEI VOLESSE ME.QUESTO SOPRATTUTTO.

MI ALLACCIAVA LE SCARPE OGNI MATTINA PRIMA DI USCIRE ED IO FISSAVO LA SUA NUCA E SENTIVO QUELL'ODORE A CUI NON HO MAI SAPUTO DARE UN NOME.E PARLAVO DEI SUOI PROFILI AL SOLE DI LUGLIO E DELLA QUOTIDIANEITà DI CUI DAVVERO NON DISTINGUEVO PIù I CONFINI.IO SEMPLICEMENTE NON ME NE CAPACITAVO E RESTAVO CON LO SGUARDO FISSO SULLA SUA SCHIENA INARCATA SULLA SABBIA E PENSAVO CHE IO UNA COSA DEL GENERE NON L'AVEVO MAI DESIDERATA PERCHè NON ARRIVAVO NEMMENO AD IMMAGINARLA.ED ERA FORSE L'ULTIMA ESTATE IN CUI I MINUTI LIBERI NON SI CONTAVANO.ED ERAVAMO TUTTI E DUE BIONDI ED IO MI VERGOGNAVO NEL TOGLIERMI LA MAGLIETTA QUANDO FACEVA TROPPO COALDO E VEDEVO COME CI GUARDAVA LA GENTE.

ERAVAMO FORSE LA COPPIA PIù IMPROBABILE MAI VISTA MA LEI SORRIDEVA SEMPRE E SEMBRAVA NON ACCORGERSI CHE AL MONDO ESISTESSERO ANCHE ALTRE PERSONE.IO IL DISAGIO NON SO NASCONDERLO E MI DISPIACE.ERA TUTTO COSì ASSURDO CHE NON MI AZZARDAVO A DIRLO IN GIRO PERCHè AVEVO PAURA CHE PRONUNCIANDOLO AD ALTA VOCE QUALCOSA SI SAREBBE SPEZZATO.E INTANTO LEI INTRECCIAVA FILI D'ERBA E FIORI CHE NON AVEVO MAI VISTO,SEDUTA IN UN PARCO ALLE TRE DI POMERIGGIO BEVEVA BIRRA GHIACCIATA E NON RIDEVA PIù.MI AVEVA CHIAMATO UN PAIO D'ORE PRIMA DICENDOMI CHE LEI ERA GIà LI MA CHE NON DOVEVO ARRIVARE SUBITO.TRA UN Pò,AVEVA DETTO,DECIDI TU,FAI QUELLO CHE TI SEMBRA PIù GIUSTO.AVEVO ASPETTATO UN'ORA SEDUTO SUL MIO LETTO SENZA PENSARE ASSOLUTAMENTE A NIENTE.E POI LEI MI AVEVA DATO QUESTA CORONCINA DI FIORI.AVEVA I PEDI NUDI E ABBRONZATI DI SEMPRE.MENTRE NON SAPEVO DOVE GUARDARE MI HA SUSSURRATO ALL'ORECCHIO SEI BELLISSIMO.



E sono rimasta li.a vedere gli autobus passare senza mai prenderne uno.Mi hai colto di sorpresa come tutte le cose spiacevoli.Ed il traffico era così cattivo che non avevo il coraggio di muovermi e allora sono restata ferma per almeno 30 minuti.Sentendomi ridicola.Ho bisogno di andare via,questo lo capisci?Si ma non so dove.Abbandonare poi sul ciglio della strada tutti i miei propositi migliori che hanno gli occhi tristi ma rassegnati.E in 2 ore il sole è sparito.Come se non ci fosse mai stato.E poi vorrei reagire con la rabbiaconlarabbiaconlarabbia.

Ed era un ponte così alto che guardare giù ci faceva venire le vertigini ma bisognava arrivare in fondo e arrivare per primi se si voleva vincere.Io perdevo sempre ma andava bene lo stesso e poi era bello scendere al fiume e buttarci dentro sassi,era bello perché era vietato e allora credevo che crescere fosse una leggenda per pochi,che succedesse a tutti tranne che a me.

E poi è stato semplicemente il silenzio.Dopo un frastuono incredibile che mi sembrava durato anni.I tempi dilatati dell'infanzia.E poi oggi mi sento davvero male,mi sembra di aver detto cose che non dovevo,la rabbia l'ho scambiata con il senso di colpa.


E poi chi se lo sarebbe mai aspettato.Che ci saremmo abbracciati ubriachi e con piacere in un parco pieno di fango e altre 100.000 persone.

Non ti so dare un nome non voglio.Ma mi sembravi perlomeno felice.E ho qualcosa di meno per cui preoccuparmi,credo.Ma questo non elimina le mie notti insonni.

NON TI VEDO DA CENT'ANNI.Ed in effetti piu o meno era vero.Ed il tuo nome sul mio telefono è sempre lo stesso.ed i sentimenti che strana cosa.Ma tanto non importa,che entrambi ce ne andremo,tu in India ed io in camera mia,grossomodo,che con tutti i miei sforzi non riuscirò nemmeno a passare non dico il confine Italiano,ma quello della provincia di Milano.Ma va bene cosi,in fondo va bene.E sono contenta delle tue mille porte aperte.

E poi i ricordi sembrano proprio sovrapporsi l'uno sull'altro negli ultimi giorni.

Mi sono addormentata per cinque minuti e mi sono risvegliata in un posto mai visto ed ero sola ma ho poi scoperto che non ero nemmeno autorizzata ad urlare per chiamarti.

E pioveva pioveva pioveva ed io respiravo a fatica e tremavo dal freddo,Non sarò stata certo brillante,questo lo so.E intanto cambiava l'ora che da legale diventava illegale o viceversa non lo ricordo mai.E tornavo a casa senza ombrello,dimenticato qualche ora prima in un posto che ora non ricordo più.

(ormai siamo grandi).

Poi arrivare con le spalle a pezzi a fine giornata.E tirare un sospiro di sollievo.Forse anche oggi mi sono difesa abbastanza.e a volte a costo di sembrare stupida e me ne rendo conto. COSA VUOI FARCI è LA VITA. ecco appunto cosa vuoi farci.è che a volte anche solo il sentirsi così mi toglie ogni energia.capisci?proprio tutte.e le facce che vedo e i commenti che sento e a volte occhi così così stanchi che si sono fatti invisibili.e l'aria di certe mattine che mi manca proprio e l' incoscienza totale che darei tutto in cambio per riprovare.la razionalità,che,insomma,non mi abbandona.



"bella no di certo.ecco,bella non direi proprio"

dirlo come se fosse un punto a tuo favore.come se la tua sensibilità fosse così smisurata da non dovere badare alle apparenze.va bene grazie.se mi vuoi anche così.o se non mi vuoi ma non per questo.è che tu hai sofferto troppo-e a certe cose,dici,non ci badi più.sei la conferma della mia vittoria.e non so bene perché ma le tue parole mi pesano come cemento.credevi di essere gentile ma invece eri solo spietato.

guardarmi con lo sguardo leggermente inclinato,quello delle occasioni inutili.sono qui ma non mi importa.sono qui ma vorrei essere altrove.quasi come a vergognarsi.doversi giustificare.stai tranquillo stai pure tranquillo che non te lo farò pesare.

e poi il sole di giugno e noi due seduti su una panchina.avevo caldo e non respiravo bene.il tuo sguardo fisso nel vuoto non mi aiutava.

sulle ramblas con la tua gonna a fiori ballavi senza musica e quando ha cominciato a piovere mi hai detto sono contentissima.le facce delle 5 del mattino.

dal finestrino dell'aereo guardavo in basso e vedevo solo bianco.e pensavo sono in salvo,pensavo io ho già vinto che tanto più di così non mi potrai deludere mai.

e come eri bello mentre te ne andavi nella direzione opposta alla mia.provare a trattenerti sarebbe stato veramente fuoriluogo.e lo stesso da parte tua.addirittura ridicolo.

"tanto arriva sempre quella che gli piace di più,arriva sempre,e quindi tanto vale aspettarla a braccia aperte"