lunedì 15 febbraio 2010

memorie d' inverno

sapevo che era il caso si chiederti spiegazioni.solo non mi sembrava il momento.

è che io lo capivo benissimo,come lei potesse piacerti più di me.

nella mia testa non faceva una piega.mi sembravate proprio perfetti insieme.con la vostra bellezza inusuale.riuscivo quasi ad immaginare il vostro primo incontro,e non potevo replicare.non ne sarei stata capace.il dolore che provavo a confronto era niente.

e per una serie di motivi che ora non ti posso spiegare.io lo so.

è una questione di sensibilità che non si possono sovrapporre.

la tua e la mia,intendo.

e che non penso a te quando chiudo gli occhi.e poi la tristezza,profondissima,di queste ultime volte in cui ci siamo visti.sto male per te,per il tuo orgoglio che chissà dov'è finito.mi lascio trasportare solo dalle cose che non hanno importanza.

e il tuo sguardo severo non mi scalfisce nemmeno la superficie dell'anima,non provo pena,e tantomeno sensi di colpa,a passare le notti stringendo mani che con te non hanno niente acchèffare.

lo sai avrei voluto parlarti di me,ma fuori c'era già l'alba.questa alba meccanica che ci ha tappato la bocca all'unisono,e ci ha lasciati liberi solo di stringerci.

che poi lo so che è tutto molto relativo.che è una questione di punti di vista.

ma riesci comunque a farmi un pò male.

e mi dispiace anche che tu mi piaccia così poco.

lo sai stavo per svenire dlla stanchezza.mi tremavano le gambe e avevo il mal di testa dei giorni sbagliati.

in fondo era un giorno sbagliato,e poco altro.

e poi i resti.gli scarafaggi dei miei ricordi.

potere solo ricordare.senza mai costruirci niente.

l'egoismo,legato strettamente all'erotismo.

concetti ormai indissolubili nella mia testa.

quel giorno mi ero svegliata di buon ora.

avevo messo in ordine le mie prospettive.avevo deciso di prenderlo come un nuovo inizio.faceva ancora freddo,ma l'inverno non pareva più così interminabile,sembrava di poterne ancora uscire con una certa dignità.

la mia finestra dava su un'altra finestra,per vedere il cielo,o comunque almeno un rettangolo di cielo,bisognava alzare la testa e guardare in alto,e questo mi metteva un pò di tristezza.

e pi ti trovavo insignificante,ma non avevo il coraggio di dirtelo.

ed ero tristissima,per questo motivo,di una tristezza che aveva i lcolore della rassegnazione.

non si è più liberi nemmeno di fare rumore.e comunque se anche ti prendessi questa libertà non lo sentirebbe nessuno,che il frastuono che viene da fuori sovrasta ogni altra cosa.

ultimamente più che mai, mi hai detto tra un discorso e l'altro ,me ne vorrei andare.


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