mercoledì 17 febbraio 2010

credo che ti perdonerò

io sono qui sul mio letto,e intanto camilla si spazzola i capelli nella stanza accanto,
c'è un bel sole,di quelli che a milano sembrano quasi surreali.
ci siamo svegliate tardi ma va bene così.
e in certi momenti le parole sono anche superflue.
ascoltiamo canzoni tristi,ma siamo felici.
sembra quasi che tutto vada bene,che tutto andrà bene.
appena svegli a volte si ha questa sensazione.
come quando a 15 anni dormivo a casa tua tutti i sabati.
era bello svegliarsi e vedere la campagna.
restavamo a letto per ore,a parlare della sera prima,e di come e se lui ti aveva guardato.era un microcosmo interessante,il nostro,avremmo potuto vivere per giorni e giorni solo io e te.
sembrava di avere il mondo in una mano.
e intanto continuiamo a ripetere che abbiamo voglia di andare al mare,di andare a parigi,di andare ovunque,ma poi quando riapriamo gli occhi siamo sempre nella mia stanza,ed è ancora domenica.
ed è un bel momento.
uno di quelli in cui pensi di poter fare tutto.
come quando abitavo lontano e contavo i giorni che mancavano per rivederti.
come quando passeggio a Parigi con mio padre e mi spiega ogni cosa come fosse la prima volta,e ascolto le sue storie,che so a memoria ma che mi piacciono sempre.
come quando mi sveglio troppo presto e tu mi tiri le coperte fin sopra alla testa per farmi dormire ancora un pò.
e se questi momenti non esistessero non saprei che farmene di tutto il resto.
ecco il punto è che bisogna trovare il coraggio,anche se oggi è solo martedì e fuori c'è così poca luce che sembra di essere chiusi in una stanza senza finestre.
sono i gesti,in ogni caso,che mi ingannano sempre.le interpretazioni sbagliate.ricamare per ore sopra a qualcosa che poi non vuol dire niente.
come le tue mani,ad esempio.
ed è inutile ripeterselo,che tanto poi si finisce sempre li.
con la suola delle scarpe inchiodata all'asfalto umido.
"c'était la dolce vita".all'asfalto livido.

lunedì 15 febbraio 2010

memorie d' inverno

sapevo che era il caso si chiederti spiegazioni.solo non mi sembrava il momento.

è che io lo capivo benissimo,come lei potesse piacerti più di me.

nella mia testa non faceva una piega.mi sembravate proprio perfetti insieme.con la vostra bellezza inusuale.riuscivo quasi ad immaginare il vostro primo incontro,e non potevo replicare.non ne sarei stata capace.il dolore che provavo a confronto era niente.

e per una serie di motivi che ora non ti posso spiegare.io lo so.

è una questione di sensibilità che non si possono sovrapporre.

la tua e la mia,intendo.

e che non penso a te quando chiudo gli occhi.e poi la tristezza,profondissima,di queste ultime volte in cui ci siamo visti.sto male per te,per il tuo orgoglio che chissà dov'è finito.mi lascio trasportare solo dalle cose che non hanno importanza.

e il tuo sguardo severo non mi scalfisce nemmeno la superficie dell'anima,non provo pena,e tantomeno sensi di colpa,a passare le notti stringendo mani che con te non hanno niente acchèffare.

lo sai avrei voluto parlarti di me,ma fuori c'era già l'alba.questa alba meccanica che ci ha tappato la bocca all'unisono,e ci ha lasciati liberi solo di stringerci.

che poi lo so che è tutto molto relativo.che è una questione di punti di vista.

ma riesci comunque a farmi un pò male.

e mi dispiace anche che tu mi piaccia così poco.

lo sai stavo per svenire dlla stanchezza.mi tremavano le gambe e avevo il mal di testa dei giorni sbagliati.

in fondo era un giorno sbagliato,e poco altro.

e poi i resti.gli scarafaggi dei miei ricordi.

potere solo ricordare.senza mai costruirci niente.

l'egoismo,legato strettamente all'erotismo.

concetti ormai indissolubili nella mia testa.

quel giorno mi ero svegliata di buon ora.

avevo messo in ordine le mie prospettive.avevo deciso di prenderlo come un nuovo inizio.faceva ancora freddo,ma l'inverno non pareva più così interminabile,sembrava di poterne ancora uscire con una certa dignità.

la mia finestra dava su un'altra finestra,per vedere il cielo,o comunque almeno un rettangolo di cielo,bisognava alzare la testa e guardare in alto,e questo mi metteva un pò di tristezza.

e pi ti trovavo insignificante,ma non avevo il coraggio di dirtelo.

ed ero tristissima,per questo motivo,di una tristezza che aveva i lcolore della rassegnazione.

non si è più liberi nemmeno di fare rumore.e comunque se anche ti prendessi questa libertà non lo sentirebbe nessuno,che il frastuono che viene da fuori sovrasta ogni altra cosa.

ultimamente più che mai, mi hai detto tra un discorso e l'altro ,me ne vorrei andare.


sabato 13 febbraio 2010

ghiacciosulniente

quando non avevi niente da perdere.allora certo.era più facile.ed ora scusami ma stringermi in questo modo,non basta più.quando le stelle erano ancora attaccate al cielo.scusami.davvero.è che non l'ho mai dimenticato.e poi il vento di novembre e l'odore d'erba e le tue mani che mi sembravano enormi mentre mi sentivo bene,mentre provavo a dirtelo,con tutti i miei sorrisi.
scusa ma devo andare via.però tu fai finta che io non ci sia mai stato.il respiro spezzato e l'involontario arrendermi.costretta veramente con le spalle al muro.quella notte d'inverno non la scorderò mai.nevicava e la mia stanza era piena di fumo.ma dove sei?dove cazzo ti permetti di essere?
ma poi non preoccuparti che il tempo passa.sentire parlare di te in modo sfuocato che oggi lo sai compio troppi anni.ma poi dimenticarsi.
che le cose,a non dirsele,si sta meglio.
ignorare,insomma,l'universo.
e poi le tue telefonate in lacrime ad orari che sul mio orologio non esistono neanche.perchè stai male.ed io che mi chiedo cosa ci posso fare.

non lasciarmi da sola,non di nuovo.
che il vento della fine è sempre quello più freddo.
oggi vorrei solo dormire.e lasciarmeli passare tutti sopra.gli eventi.comunque irrilevanti.ti auguro cambiamenti e sconvolgimenti e ho sorriso per un augurio cosi' azzeccato.
nella penombra dei miei pochi pensieri.menomale che ormai è già domani e che fuori è già buio.e non riuscire a spiegarmi cosa sia cambiato.esprimere da anni lo stesso desiderio che evidentemente non si avvera mai.

"Io sento così tanto di voi;/che non sento più altro/che

sentire,/io vedo così tanto di voi,/che non vedo più altro/che

vedere,/così tanto mi corre contro/con dicerie,/che io talvolta

parlo/come uno che dice,/che io talvolta/parlo come uno/che

tace./Io vivo, forte".

E nonostante tutto le scosse migliori che riesco a ricevere in questi giorni.

DARLADIRLADADA

me lo hai mostrato.il futuro che non mi hai mai dato.ed era una cartolina di quelle con i colori modificati.piangevi.miagolavi che io non so dare valore a niente.avrei voluto tirarti pugni su quelle costole sporgenti fino a mozzarti il respiro.condividere con te il mio letto mi provocava attacchi di rabbia.sono innamorata ma non di te.e come la mettiamo.come la mettiamo ora che 15 anni non ce li hai più.le sensibilità che erano gemelle la mia GRAZIE A DIO è cresciuta.non trovavo le parole e non le trovo neanche ora.solo smettere.di lamentarsi.non ti posso augurare altro che questo.proviamo a fare l'amore.nemmeno sotto ricatto.nemmeno con una pistola puntata alle tempie.io in quel posto non ci torno.e vattene anche tu finché sei in tempo.poi da pochi centimetri di distanza ti vedo comunque male.

riconosco poco e sto quasi per gioire.

l'insensatezza del mio agire.e di nuovo con l'arroganza tipica dei ricordi volevo solo ucciderli.quando su uno scoglio la mia paura dell'altezza ti faceva ridere e mi dicevi invece è la cosa più bella mai vista.ma era solo luglio e settembre sembrava ancora lontanissimo.nella tua macchina con i cd dei nostri 16 anni che comunque non si sono mai conosciuti ma si volevano bene.e anche noi.non so come ma anche noi.ed ogni tanto mi capita di pensarti e senza odiarti e questo credo sia bene.se poi anche tutto il resto cominciasse a girare.il mio umore dei più neri.il mio umore dei più neri.e poi questa donna di mezz'età e con gli occhiali sul naso che mi dice signorina dei suoi sentimenti ce ne strafreghiamo.che se ha dei problemi li racconti al suo psicologo.ed io che penso che non sarebbe un'idea così insensata.

e poi i capelli bagnati al sole di giugno e la salita che li il sole restava sempre fino a tardi e raccogliere rusticani a piedi nudi.ma dove sei finita?e dov'è finito tutto il resto.il resto che giuro non sei tu.

non te l'ho mai detto ma credevo fosse come se l'avessi fatto.

gli abbracci sotto all'arco di trionfo.

darla dirladada.darla dirladada.darla dirladada.

e poi ora ho finito le parole.le parole in prima persona.


I SUOI 20 ANNI NON ERANO DECISAMENTE I MIEI.AVEVA QUESTE FOSSETTE CHE QUANDO SORRIDEVA SEMBRAVANO MULINELLI.MULINELLO ERA ANCHE UNA DELLE MIE PAROLE PREFERITE,QUANDO ERO PICCOLO.

E POI RICORDO LE SUE IMPRONTE SULLA SABBIA UMIDA.NON APPOGGIAVA TUTTA LA PIANTA DEL PIEDE,NON SO COME MA RIMANEVA IMPRESSA SOLO LA PARTE ESTERNA.ERA COME SE VOLASSE.ED IO CON I MIEI PASSI GOFFI CHE SCAVAVANO VORTICI NELLA SABBIA LA INSEGUIVO MENTRE SI TOGLIEVA IL PEZZO SOPRA DEL COSTUME E SI TUFFAVA SEMPRE DI TESTA.

DICEVA CHE LA SABBIA NEL COSTUME LE DAVA FASTIDIO,CHE PREFERIVA TOGLIERLO,ED IO NON AVEVO MAI NIENTE IN CONTRARIO.

PENSAVO SOLO CHE ERA TUTTO MIO E CHE ERA UN 'IMMENSITà DI PERSONA DA GESTIRE.E CHE LEI VOLESSE ME.QUESTO SOPRATTUTTO.

MI ALLACCIAVA LE SCARPE OGNI MATTINA PRIMA DI USCIRE ED IO FISSAVO LA SUA NUCA E SENTIVO QUELL'ODORE A CUI NON HO MAI SAPUTO DARE UN NOME.E PARLAVO DEI SUOI PROFILI AL SOLE DI LUGLIO E DELLA QUOTIDIANEITà DI CUI DAVVERO NON DISTINGUEVO PIù I CONFINI.IO SEMPLICEMENTE NON ME NE CAPACITAVO E RESTAVO CON LO SGUARDO FISSO SULLA SUA SCHIENA INARCATA SULLA SABBIA E PENSAVO CHE IO UNA COSA DEL GENERE NON L'AVEVO MAI DESIDERATA PERCHè NON ARRIVAVO NEMMENO AD IMMAGINARLA.ED ERA FORSE L'ULTIMA ESTATE IN CUI I MINUTI LIBERI NON SI CONTAVANO.ED ERAVAMO TUTTI E DUE BIONDI ED IO MI VERGOGNAVO NEL TOGLIERMI LA MAGLIETTA QUANDO FACEVA TROPPO COALDO E VEDEVO COME CI GUARDAVA LA GENTE.

ERAVAMO FORSE LA COPPIA PIù IMPROBABILE MAI VISTA MA LEI SORRIDEVA SEMPRE E SEMBRAVA NON ACCORGERSI CHE AL MONDO ESISTESSERO ANCHE ALTRE PERSONE.IO IL DISAGIO NON SO NASCONDERLO E MI DISPIACE.ERA TUTTO COSì ASSURDO CHE NON MI AZZARDAVO A DIRLO IN GIRO PERCHè AVEVO PAURA CHE PRONUNCIANDOLO AD ALTA VOCE QUALCOSA SI SAREBBE SPEZZATO.E INTANTO LEI INTRECCIAVA FILI D'ERBA E FIORI CHE NON AVEVO MAI VISTO,SEDUTA IN UN PARCO ALLE TRE DI POMERIGGIO BEVEVA BIRRA GHIACCIATA E NON RIDEVA PIù.MI AVEVA CHIAMATO UN PAIO D'ORE PRIMA DICENDOMI CHE LEI ERA GIà LI MA CHE NON DOVEVO ARRIVARE SUBITO.TRA UN Pò,AVEVA DETTO,DECIDI TU,FAI QUELLO CHE TI SEMBRA PIù GIUSTO.AVEVO ASPETTATO UN'ORA SEDUTO SUL MIO LETTO SENZA PENSARE ASSOLUTAMENTE A NIENTE.E POI LEI MI AVEVA DATO QUESTA CORONCINA DI FIORI.AVEVA I PEDI NUDI E ABBRONZATI DI SEMPRE.MENTRE NON SAPEVO DOVE GUARDARE MI HA SUSSURRATO ALL'ORECCHIO SEI BELLISSIMO.



E sono rimasta li.a vedere gli autobus passare senza mai prenderne uno.Mi hai colto di sorpresa come tutte le cose spiacevoli.Ed il traffico era così cattivo che non avevo il coraggio di muovermi e allora sono restata ferma per almeno 30 minuti.Sentendomi ridicola.Ho bisogno di andare via,questo lo capisci?Si ma non so dove.Abbandonare poi sul ciglio della strada tutti i miei propositi migliori che hanno gli occhi tristi ma rassegnati.E in 2 ore il sole è sparito.Come se non ci fosse mai stato.E poi vorrei reagire con la rabbiaconlarabbiaconlarabbia.

Ed era un ponte così alto che guardare giù ci faceva venire le vertigini ma bisognava arrivare in fondo e arrivare per primi se si voleva vincere.Io perdevo sempre ma andava bene lo stesso e poi era bello scendere al fiume e buttarci dentro sassi,era bello perché era vietato e allora credevo che crescere fosse una leggenda per pochi,che succedesse a tutti tranne che a me.

E poi è stato semplicemente il silenzio.Dopo un frastuono incredibile che mi sembrava durato anni.I tempi dilatati dell'infanzia.E poi oggi mi sento davvero male,mi sembra di aver detto cose che non dovevo,la rabbia l'ho scambiata con il senso di colpa.


E poi chi se lo sarebbe mai aspettato.Che ci saremmo abbracciati ubriachi e con piacere in un parco pieno di fango e altre 100.000 persone.

Non ti so dare un nome non voglio.Ma mi sembravi perlomeno felice.E ho qualcosa di meno per cui preoccuparmi,credo.Ma questo non elimina le mie notti insonni.

NON TI VEDO DA CENT'ANNI.Ed in effetti piu o meno era vero.Ed il tuo nome sul mio telefono è sempre lo stesso.ed i sentimenti che strana cosa.Ma tanto non importa,che entrambi ce ne andremo,tu in India ed io in camera mia,grossomodo,che con tutti i miei sforzi non riuscirò nemmeno a passare non dico il confine Italiano,ma quello della provincia di Milano.Ma va bene cosi,in fondo va bene.E sono contenta delle tue mille porte aperte.

E poi i ricordi sembrano proprio sovrapporsi l'uno sull'altro negli ultimi giorni.

Mi sono addormentata per cinque minuti e mi sono risvegliata in un posto mai visto ed ero sola ma ho poi scoperto che non ero nemmeno autorizzata ad urlare per chiamarti.

E pioveva pioveva pioveva ed io respiravo a fatica e tremavo dal freddo,Non sarò stata certo brillante,questo lo so.E intanto cambiava l'ora che da legale diventava illegale o viceversa non lo ricordo mai.E tornavo a casa senza ombrello,dimenticato qualche ora prima in un posto che ora non ricordo più.

(ormai siamo grandi).

Poi arrivare con le spalle a pezzi a fine giornata.E tirare un sospiro di sollievo.Forse anche oggi mi sono difesa abbastanza.e a volte a costo di sembrare stupida e me ne rendo conto. COSA VUOI FARCI è LA VITA. ecco appunto cosa vuoi farci.è che a volte anche solo il sentirsi così mi toglie ogni energia.capisci?proprio tutte.e le facce che vedo e i commenti che sento e a volte occhi così così stanchi che si sono fatti invisibili.e l'aria di certe mattine che mi manca proprio e l' incoscienza totale che darei tutto in cambio per riprovare.la razionalità,che,insomma,non mi abbandona.



"bella no di certo.ecco,bella non direi proprio"

dirlo come se fosse un punto a tuo favore.come se la tua sensibilità fosse così smisurata da non dovere badare alle apparenze.va bene grazie.se mi vuoi anche così.o se non mi vuoi ma non per questo.è che tu hai sofferto troppo-e a certe cose,dici,non ci badi più.sei la conferma della mia vittoria.e non so bene perché ma le tue parole mi pesano come cemento.credevi di essere gentile ma invece eri solo spietato.

guardarmi con lo sguardo leggermente inclinato,quello delle occasioni inutili.sono qui ma non mi importa.sono qui ma vorrei essere altrove.quasi come a vergognarsi.doversi giustificare.stai tranquillo stai pure tranquillo che non te lo farò pesare.

e poi il sole di giugno e noi due seduti su una panchina.avevo caldo e non respiravo bene.il tuo sguardo fisso nel vuoto non mi aiutava.

sulle ramblas con la tua gonna a fiori ballavi senza musica e quando ha cominciato a piovere mi hai detto sono contentissima.le facce delle 5 del mattino.

dal finestrino dell'aereo guardavo in basso e vedevo solo bianco.e pensavo sono in salvo,pensavo io ho già vinto che tanto più di così non mi potrai deludere mai.

e come eri bello mentre te ne andavi nella direzione opposta alla mia.provare a trattenerti sarebbe stato veramente fuoriluogo.e lo stesso da parte tua.addirittura ridicolo.

"tanto arriva sempre quella che gli piace di più,arriva sempre,e quindi tanto vale aspettarla a braccia aperte"